di Giuseppe Candela | 20 Ottobre 2023
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Giorgia Meloni
“La mia relazione con Andrea Giambruno, durata quasi dieci anni, finisce qui“, ha annunciato Giorgia Meloni sui social. La fine di una storia d’amore che invade la scena mediatica, tra retroscena di ogni tipo, in primis perché comunicata dopo alcuni fuorionda del giornalista resi noti da “Striscia la notizia“.
Al Quirinale per il giuramento un anno fa, il 22 ottobre, Meloni era arrivata con sua figlia Ginevra e con il primo “first gentleman” della Repubblica Italiana. Abito scuro, chioma “laccata” e una piccola bandiera italiana sulla cravatta. In una fase low profile, distante anni luce dalla centralità dei mesi successivi. Il giornalista Mediaset, più giovane di lei di quattro anni, aveva abbandonato la conduzione dei Tg del Biscione parlando di “scelta condivisa con l’azienda”. Le porte di Cologno Monzese gli erano state aperte anni prima da Alfonso Signorini. Era tra gli autori del programma “Kalispera”, poi aveva macinato programmi: da “Mattino 5 a “Stasera Italia” fino a “Quinta Colonna”.
Prima una laurea in filosofia alla Cattolica e uno stage nella tv locale “Telenova“. Proprio nella trasmissione condotto da Paolo Del Debbio l’incontro con la premier: “Lei arriva trafelata e fa a Giovanna, sua storica assistente: ‘Non ho mangiato, ho una fame che svengo’. E Giovanna: ‘Ma qui c’è solo una banana’. E lei: ‘E dammi ’sta banana’. In una pausa pubblicitaria se la divora, ma alla ripresa è ancora lì con la banana in mano. Io mi precipito e gliela strappo di mano anche con una certa foga, ci mancava solo la Meloni in diretta con una banana. Non so dire, i nostri occhi si incrociano in modo strano, è stato un attimo“, ha raccontato Giambruno in un’intervista rilasciata al settimanale “Chi“. Suo giornale di riferimento, insieme al “Corriere della Sera“, alla giornalista Candida Morvillo ha concesso numerose interviste in questi mesi.
Lontano dalle elezioni e dalla sua ascesa, a febbraio 2021, leggendo la rassegna stampa a “TgCom24” si era soffermato sugli insulti del professore Giovanni Gozzini alla leader di Fratelli d’Italia, definita “vacca” e “scrofa”: “Per coloro che non lo sapessero, sono il compagno di Giorgia Meloni, la madre di mia figlia. Sono molto fiero di quello che ha fatto nella sua vita. Non mi permetto di commentare le parole del professore perché ci sono altri luoghi dove verranno commentate e sentenziate in altri termini. Mi permetto solo di dire che ci sono dei minori che leggono certe schifezze. Io spiegherò a mia figlia quanto sua madre sia valorosa e meritevole di ciò che ha fatto nella sua vita”, le parole in diretta di Giambruno prima dell’affondo: “Mi auguro, professore, ammesso che lei abbia dei figli, che i suoi di figli possano dire altrettanto dei suoi commenti misogini, indegni e vergognosi”.
Dopo l’arrivo a Chigi della compagna Meloni, la pausa dal video di Giambruno è durata pochi mesi. In quei frangenti impegnato dietro le quinte di “Diario del Giorno“, curatore delle edizioni della nuova rubrica del Tg4 in onda alle 15.30. Nel giorno dell’arresto del boss latitante Matteo Messina Denaro, il 17 gennaio 2023, il compagno della premier era apparso a sorpresa su Rete 4 alla guida della trasmissione.
“Avevo lasciato la conduzione di Studio Aperto mentre il governo s’insediava e potevo essere passibile di critiche, ma sono un giornalista, questo so fare: raccontare. Prima o poi, dovevo tornare. Tanto, pure se aprissi un bar, direbbero che lo faccio perché compagno di Giorgia. Che devo fare? Stare a casa e chiedere il reddito di cittadinanza?“, le sue parole al Corriere della Sera. Non più semplice l’alternanza, per lui un ruolo da titolare. Mediaset nei mesi scorsi aveva “soccorso” il giornalista permettendo del talk da Milano a Roma: “È un favore personale che l’azienda mi fa“, aveva ammesso il compagno della premier, Giorgia Meloni, spiegando il trasloco come “un premio non solo a me, ma tutta la squadra per aver aumentato e consolidato i dati di ascolto e aver fidelizzato il pubblico”.
Ma è nel programma quotidiano che Giambruno fornisce spunti per nuove polemiche, finisce costantemente al centro della scena. I suoi scivoloni esplodono sui social, finiscono sui giornali. Crozza realizza la sua imitazione. Si concede uno show “negazionista” sul cambiamento climatico: “Oggi è il grande giorno del grande caldo torrido e qualcuno si chiede se sia una novità che nel mese di luglio si raggiungano queste temperature. Secondo noi non è poi una grande notizia però in effetti si continua a parlarne e dibattere”. In video si spalleggia con Vittorio Feltri: “Direttore, la notizia, ammesso che tale sia, è che a luglio fa caldo e probabilmente a dicembre nevicherà – dice Giambruno sghignazzando – Ma secondo gli ambientalisti la colpa è di noi cittadini che non ci curiamo dell’ambiente”.
Rischia di far esplodere un caso internazionale, in virtù del suo ruolo, commentando le parole del ministro tedesco Karl Lauterbach che aveva predetto la fine del turismo in Sud Europa per il caldo record. “Sono 20-30 anni che in qualche modo i tedeschi ci devono spiegare come campare noi. E se non ti sta bene te ne stai a casa tua. La Merkel sta qua, lui sta sempre qua, se non ti sta bene stai a casa tua. Stai nella Foresta Nera, stai bene, no?“, aveva affermato spazientito in diretta Giambruno.
Passano i giorni, nuovi spunti. Nuove polemiche. Commentando gli stupri di Palermo e Caivano si era lasciato andare dichiarazioni che le opposizioni avevano definito di una “gravità inaudita”: “Forse dovremmo essere più protettivi nel dialogo e nel lessico. Se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti – non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento e nessun tipo di inciampo – ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi”.
Così in ordine cronologico, dopo un lungo elogio alla figura di Silvio Berlusconi, Andrea Giambruno ha parlato di migranti adoperando un termine che si usa per gli animali. Nello specifico, ha definito i viaggi dei profughi una “transumanza“: dizionario alla mano, lo spostamento di animali di grossa o media taglia. Scivoloni, polemiche e poi “Striscia la notizia“. Fino alla fine della relazione, resa nota da Meloni sui social: “Le nostre strade si sono divise da tempo”. In realtà solo pochi giorni fa Giambruno parlava di nozze sempre al settimanale “Chi“: “Finché ce lo chiederanno, io e Giorgia non ci sposeremo. Lo faremo quando ci andrà. Oppure ci siamo già sposati e non l’abbiamo detto a nessuno. Questo anello un po’ vistoso che porto all’anulare? Mi piace così. Ho il cuore gitano io”.
La svolta: i fuorionda di “Striscia la notizia”. Il tg satirico si occupa del “giornalismo di Giambrunasca: una ne pensa e cento ne pesta”. Nel primo servizio si lascia andare a parolacce, toccatine alle parti intime e parole da “provolone” alla collega presente in studio: “Ma non mi rompessero il c… col ciuffo, già che ce li ho i capelli…c’ho 42 anni e qua dentro son tutti pelati. Ma non mi rompessero il c… – continua Giambruno – qui c’è gente che bestemmia in onda, si va a guardare il capello”.
Si avvicina alla collega Viviana Guglielmi: “Per me l’unico giudizio che conta è quello della Viviana. Poi guarda la bellezza di questo blu estoril” dice Giambruno riferendosi al vestito della collega. Lei risponde che in realtà è “blu Cina”, ma lui non ci sta: “No si chiama Blu estoril, Blu Cina è una roba…a me sta sul c… la Cina. Si chiama Blu estoril, una donna acculturata come te. Blu Cina no, non ti si addice: tu sei superiore”. Giambruno poi continua chiedendo alla collega come va: “Mi è dispiaciuto vederti un po’ così ieri”, spiega accarezzandola sui capelli. Poi l’affondo con la collega Viviana, che appare sempre più a disagio: “Sei una donna di un’intelligenza…ma perché non ti ho conosciuto prima? È incredibile“.
Nel secondo fuorionda la posizione del “first gentleman” peggiora: “Posso toccarmi il pacco mentre ti parlo?” chiede il giornalista probabilmente a una collega dietro le quinte. Che risponde: “Lo hai già fatto”. Poi le chiede ancora: “Tu sei fidanzata?”, e la risposta è la seguente: “Sì, te l’ho già detto stamattina, Andrea”.
Giambruno continua: “Tu sei aperturista? Come ti chiami? Ci siamo già conosciuti io e te? Dove ti ho già vista? Ero ubriaco? Come amore? Lo sai che io e … (il nome non è stato fatto) abbiamo una tresca? Lo sa tutta Mediaset, adesso lo sai anche tu, però stiamo cercando una terza partecipante perché noi facciamo le threesome, anche le foursome con…” (e anche qui il nome è stato coperto da un suono). Però, aggiunge sempre con il nome nascosto, “generalmente, va a Madrid a ciula..”.
L’inarrestabile Giambruno dice ancora: “Tu entrerai a far parte del nostro gruppo di lavoro?”. Quando la voce femminile dice di sì lui dice: “Ma devi darci qualcosa in cambio”, “la mia competenza?” domanda la giornalista. E lui: “Sì noi facciamo le foursome”. Lei chiede: “C’è un test attitudinale?”, la risposta del giornalista: “Sì, si scopa”. Poche ore dopo Meloni sceglie i social per la comunicazione: è finita. La rottura ora è definitiva.
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"E invece odora di dignità chi migra perché cerca un futuro migliore - prosegue il leader di Si - , come gli italiani che a Marcinelle hanno perso la vita, perché ne cercavano una migliore, fra i cunicoli di una miniera. Come profumano di dignità i lavoratori che non rientrano a casa, perché perdono la vita sul lavoro, ovunque siano".
"Marcinelle è - conclude Fratoianni - ancora attuale. E lo sarà fino a quando la povertà costringerà a migrare e fino a che la sicurezza dei lavoratori non sarà una priorità".
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- 16:11 - Venezuela: 'con Maduro fame e censura', l'appello del deputato a Meloni 'ci sostenga'
Roma, 8 ago. (Adnkronos) - "Al governo italiano e alla premier Giorgia Meloni chiedo questo, che ci sostengano nel processo che stiamo portando avanti affinché la sovranità sia rispettata e il Venezuela possa, finalmente, essere in pace". È l'appello che attraverso l'Adnkronos Williams Davila, politico venezuelano e attuale deputato all'Assemblea nazionale del Venezuela per il partito Azione democratica, rivolge alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni mentre nel Paese sudamericano non si placano le proteste dopo l'esito delle ultime elezioni. Il presidente uscente Nicolas Maduro ha proclamato la vittoria con il 51,2% dei voti, ma l'opposizione antichavista denuncia brogli, rivendicando il successo con il 70% delle preferenze. Davila nei giorni scorsi ha sfilato per le strade di Caracas per chiedere il riconoscimento di Edmundo Gonzalez - candidato dell'opposizione - come presidente eletto: "Lo attestano gli oltre 7 milioni di voti di venezuelani e venezuelane, ed è per questo che continueremo a lottare".
"La comunità internazionale", spiega il parlamentare venezuelano, membro dell'Istituto Milton Friedman, può fare pressione dall'esterno "affinché il Cne (il Consiglio nazionale elettorale, ndr) mostri i verbali che sostiene di avere. La premier Meloni sa che la volontà del popolo e la sua sovranità devono essere rispettate, e sono sicuro che sosterrebbe quanto dico. Quello che è successo il 28 luglio è stato un fenomeno elettorale che non si vedeva dal secolo scorso. La gente si è recata ai seggi in massa e ha votato per Edmundo Gonzalez come nuovo presidente del Venezuela". Anche l'Unione europea secondo Davila può giocare un ruolo decisivo per tenere i riflettori accesi sulla situazione nel Paese: "Il regime di Maduro deve sapere che qui nessuno riposerà fino a quando la sovranità popolare e la giustizia non prevarranno e non saranno rispettate".
Intanto a Caracas proseguono i disordini. Sarebbero almeno 24 le persone morte nelle proteste seguite alle presidenziali del 28 luglio, come denunciato su X dall'organizzazione per i diritti umani Provea. Il bilancio si riferisce ai giorni tra il 28 luglio e il 5 agosto: "La realtà di ciò che sta accadendo nelle strade del mio Paese è un processo sistematico di repressione, che genera insicurezza e paura per la nostra libertà. I venezuelani e le venezuelane - prosegue Davila - sono stati coraggiosi a scendere in strada in diverse occasioni storiche, ma quello che stiamo vivendo ora non è paragonabile ad altri anni. Chiunque può essere arrestato senza aver commesso alcun reato. Solo essere un leader politico dell'opposizione, sostenere Edmundo Gonzalez e Maria Corina Machado (politica e attivista per i diritti umani, ndr) è motivo sufficiente per essere arrestato".
"Il caso più recente e che ha avuto un grande impatto", racconta il parlamentare dell'opposizione, "è quello di una politologa e professoressa universitaria dell'Ucv, che stava per prendere un volo per Buenos Aires, in Argentina, per le vacanze e non le è stato permesso di imbarcarsi. È stata arrestata e tenuta più di 24 ore in isolamento, senza che ci fosse un ente competente a dare spiegazioni. È solo una professionista che si dedica all'azione umanitaria, e solo per questo è stata arrestata. Il Venezuela si trova in una situazione insostenibile. I cittadini sono costretti a cancellare chat, eliminare immagini e sbarazzarsi di qualunque cosa possa coinvolgerli come sostenitori dell'opposizione. E questo è solo un esempio del carattere totalitario che sta assumendo il regime illegittimo di questo Paese".
Non è un caso che Maduro abbia dichiarato 'guerra' alla app di messaggistica WhatsApp per motivi di sicurezza: "I social media in Venezuela sono stati il nostro unico mezzo per poterci esprimere nel modo più libero possibile, per informarci e sapere davvero cosa sta succedendo nel Paese, dato che c'è una situazione di censura da anni. I media tradizionali non possono essere totalmente trasparenti, altrimenti vengono chiusi e presi dallo Stato, quindi i social media sono stati lo spazio di comunicazione di tutti noi. Il governo - sottolinea Davila - cerca di reprimere i social per evitare che le persone si informino, carichino informazioni o prove dei crimini contro l'umanità, delle violazioni dei diritti costituzionali e altro. WhatsApp è stata l'applicazione che Maduro ha ordinato di cancellare dai telefoni perché da lì, afferma, sarebbero nate presunte cospirazioni. Vogliono eliminare WhatsApp perché è stata fondamentale come mezzo per rivelare le frodi, e per il semplice fatto che non possono controllare il principale canale di diffusione utilizzato per documentare e informare su ciò che stiamo vivendo dal 28 luglio. Il regime ha paura di ciò che non può manipolare e controllare".
Davila traccia un quadro devastante quando gli viene chiesto un bilancio dell'esperienza governativa di Maduro: "Il Paese versa in una condizione di povertà estrema, con un'alta percentuale di insicurezza alimentare che ha lasciato una grande parte della popolazione in vari gradi di malnutrizione. Per non parlare del saccheggio della compagnia petrolifera statale Pdvsa, risultato della cattiva gestione e della grande corruzione che è esistita dai tempi di Hugo Chavez. Inoltre, ci troviamo in una situazione in cui non esiste uno Stato di diritto, per cui i diritti umani vengono sistematicamente violati nel Paese, vengono commessi crimini contro l'umanità. Queste sono le condizioni, ed è per questo che il cambiamento politico è necessario e urgente".
Con Gonzalez, sostiene Davila, il Venezuela potrebbe avere "ciò che realmente non ha mai avuto: una solidità istituzionale che possa sempre mantenere la democrazia nel Paese e che riesca a evitare un sistema autocratico". Nel frattempo su indicazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, la Farnesina ha istituito una "task force" permanente per seguire gli sviluppi in Venezuela. "In coordinamento con l'Ambasciata d'Italia a Caracas e con i due consolati di Caracas e Maracaibo - si legge in una nota del Ministero - verrà effettuato un monitoraggio continuo dell'evoluzione della situazione politica nel Paese e delle problematiche relative agli oppositori politici e ai cittadini italiani soggetti a provvedimenti da parte delle autorità locali".
(di Antonio Atte)
- 16:07 - Mo: Lukashenko, 'Usa potrebbero scatenare guerra mondiale'
Minsk, 8 ago. (Adnkronos) - Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha avvertito che gli Stati Uniti potrebbero sfruttare il conflitto in Medio Oriente per scatenare una nuova guerra mondiale. "Sono pronti ad arrivare a questo punto", ha aggiunto, ripreso dall'agenzia di stampa Belta.
- 16:06 - Parigi 2024, Tacchini-Casadei d'argento nella canoa di velocità
Roma, 8 ago. (Adnkronos) - Carlo Tacchini e Gabriele Casadei conquistano la medaglia d'argento nella canoa sprint doppio 500 metri alle Olimpiadi di Parigi 2024. Gli azzurri hanno chiuso la finale A in 1'41"08, dietro ai cinesi Hao Liu e Bowen Ji e davanti di soli 10" agli spagnoli Joan Antoni Moreno e Diego Dominguez. Per l'Italia è la 30esima medaglia in questa rassegna a cinque cerchi e l'11esima d'argento.
"Sapevamo di essere forti e in grado di lottare per il podio ma sapevamo anche che c'erano altri 6-7 equipaggi al nostro livello per questo la medaglia è stata abbastanza inaspettata, oltre che una grandissima soddisfazione. Io e Gabriele facciamo il C2 da meno di due anni ma siamo subito entrati in sintonia dentro e fuori dall'acqua e i risultati sono arrivati subito. L'anno scorso abbiamo vinto gli Europei anche se dopo ai mondiali siamo arrivati solo settimi, un risultato che ci aveva lasciato l'amaro in bocca. Oggi ci siamo riscattati alla grande", ha detto all'Adnkronos Carlo Tacchini. "Cinesi imbattibili? Nessuno è imbattibile ma si sono confermati i migliori -sottolinea il canoista piemontese-. Noi forse potevano arrivargli più vicino, purtroppo abbiamo preso un po' di onde a metà gara e ci siamo un filino scomposti perdendo un po' di tempo. La rivincita ce la vogliamo riprendere ai mondiali di Milano dell'anno prossimo e magari anche a Los Angeles tra 4 anni. Gabriele compie 22 anni fra due giorni, io ne ho 29 ma tra 4 anni voglio esserci ancora da protagonista".
Ha sempre creduto in una medaglia Casadei. "Avevo grandi aspettative su questa gara, ci ho sempre creduto nella medaglia, sapevo che sia io sia Carlo eravamo in forma ed eravamo consci del nostro valore ma un conto è crederci, un altro è dimostrarlo in acqua. Per fortuna tutto è andato bene e siamo qui con questa splendida medaglia. Abbiamo condotto la gara secondo le nostre caratteristiche, partenza controllata e finale in crescendo. All'arrivo quando ho visto che eravamo secondi è stata un'esplosione di gioia". "Ora vogliamo confermarci ai massimi livelli mondiali a partire dai mondiali di Milano del 2025 -aggiunge Casadei-. Rilancio la sfida ai cinesi che oggi ci hanno battuto meritatamente ma in altre occasioni gli siamo arrivati davanti noi e speriamo in futuro di farlo altre volte".
"Siamo una Federazione abituata a lavorare con grande serietà e in silenzio. Sono i risultati a parlare per noi, come è successo qui a Parigi. Dopo l'oro nel K1 slalom con De Gennaro è arrivato questo splendido argento nel C2 500 con Tacchini e Casadei. E' il giusto premio per dei ragazzi eccezionali e uno staff tecnico di grande spessore tecnico e umano", dice all'Adnkronos il presidente della Fick Luciano Buonfiglio.
"Siamo umili ma ambiziosi e già stiamo pensando ai Giochi di Los Angeles 2028 -aggiunge il numero uno della canoa italiana-. Io vivo con l'ossessione di essere all'altezza di chi rappresento: il mondo della canoa, fatto di oltre 20.000 tesserati di società che lavorano nell'ombra con grande entusiasmo e oggi sono soddisfatto perché so che li abbiamo resi orgogliosi". Buonfiglio sottolinea la portata storica della medaglia. "Il settore della canadese italiana mancava dal podio olimpico da ben 64 anni, dall'argento di Dezi e La Macchia a Roma 1960: La Macchia che purtroppo non c'è più e fu il mio allenatore ai Giochi di Montreal del 1976 e al quale ero particolarmente legato. Oggi da lassù avrà sorriso anche lui".
Buonfiglio alla guida della canoa italiana dal 2005 punta a guidare la Fick per un altro quadriennio. "Mi ricandiderò sicuramente, mi sento ancora un ragazzino, rappresento una federazione in salute sotto tutti i punti di vist, sia tecnico che finanziario, la base sta crescendo e la prossima estate organizziamo i mondiali all'idroscalo di Milano. Abbiamo tanta carne al fuoco e tanta voglia di fare. Ora mi devo allenare in bicicletta perché avevo fatto un fioretto prima di partire che se fosse arrivata una medaglia avrei partecipato in bicicletta all'Eroica. Ora mi tocca pedalare ma la fatica non mi ha mai fatto paura...".